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Tutto questo mentre esplodeva la concorrenza dell'Asia, del Nord Africa e del centro America. Il problema era che il socio di riferimento, Hopa appunto, era ormai assente». In quegli anni - continua Regali - l'attività del gruppo passò totalmente nelle mani della famiglia Regali, Luigi e i due figli Alessandro, 30 anni, che seguiva la parte commerciale e Stefano, 35, più presente nella parte produttiva. Quanto ai risultati di bilancio, nonostante il "vuoto" proprietario, il gruppo si è difeso: il giro d'affari della Montini è passato dai 61,8 milioni del 2007 ai 67,9 milioni del 2008, anno difficile nel quale comunque sono stati realizzati utili operativi prima di svalutazioni tecniche e dopo avere trattato in fusione oltre ottantamila tonnellate di prodotto.
Agli inizi del 2009 una nuova frattura famigliare rimette in gioco strategie ed equilibri della Montini. «Mio fratello Luciano aveva deciso di acquisire una fonderia in Brasile personalmente. Io volevo restare in Italia, perché ero e sono tutt'ora convinto che nel mio paese si possa ancora fare industria e mantenere l'occupazione, oltre a produrre valore vero, concreto. Mi sentivo pronto a investire nella Montini». A luglio il divorzio, «doloroso», tra i due fratelli, con la cessione della quota di Luciano a Luigi Regali. «Visioni diverse», si limita ora a commentare l'imprenditore, senza aggiungere altro. Proprio la ferita personale lo ha spinto a guardare ed analizzare più a fondo la situazione del gruppo: «Volevo restare in Italia, ma in quelle condizioni, con un socio di riferimento impegnato su altri fronti, non saremmo andati molto lontano. Il gruppo Montini per me era la mia vita, per Hopa una delle tante aziende in portafoglio».
Nel frattempo la finanziaria bresciana era passata da Gnutti a Mittel ed Equinox, impegnate a riorganizzare il portafoglio e decise a smobilizzare alcune partecipazioni ritenute non più strategiche. Tra queste proprio la Montini: «Per la seconda volta nella mia storia imprenditoriale c'erano più segnali che mi dicevano che dovevo dare una svolta. O riprendevo tutto nelle mie mani, indebitandomi, ma rilanciando l'azienda come dicevo io, o era arrivato il momento di mollare e andarmene in pensione». I figli sono stati un elemento decisivo nella decisione di Luigi Regali di percorrere la strada più complessa («se non ci fossero stati loro non lo avrei mai fatto»). L'idea nel giro di qualche mese ha poi preso forma, diventando un progetto concreto agli inizi di novembre scorso. Da un lato le banche, Centrobanca - Ubi e la Banca Popolare dell'Emilia Romagna, e dall'altro la nuova Hopa di Mittel ed Equinox hanno «fortemente» contribuito a far decollare il piano. Sul fronte bancario «probabilmente proprio la conoscenza degli istituti della mia storia, arrivata ormai alla terza generazione, e la natura dell'investimento, strettamente industriale, hanno portato i gruppi bancari più vicini alla Montini a credere e finanziare il progetto.
Mittel ed Equinox, dal canto loro, hanno garantito una dilazione nel pagamento». L'operazione è stata fatta: Luigi Regali ha investito le quote da lui possedute del trenta per cento, stimate 22 milioni e ulteriori otto milioni di liquidità propria, 27 milioni sono stati finanziati dalle banche, per gli altri 15 milioni è stata concessa una dilazione a 96 mesi dalla finanziaria bresciana. Non solo: «Per gli investimenti futuri e l'attività del gruppo c'è anche il sostegno del Credito Bergamasco», racconta. Proprio il rapporto e il supporto delle banche è stata una delle più grandi sorprese: «Ritengo che di fronte a imprenditori che vogliono davvero investire nell'attività industriale e nei progetti di espansione le banche ci sono. Basta avere piani seri e una storia alle spalle che possa essere una garanzia per gli istituti». Dopo l'operazione anche la proprietà del gruppo è stata riorganizzata nella holding di famiglia: «Il 49% del capitale è intestato a me e mia moglie Silvia, mentre i miei tre figli hanno una quota del 17,5 a testa». Il passaggio ha così chiuso un nuovo capitolo delle fonderie Montini, con il gruppo (ri)tornato sotto la proprietà dei fondatori e la famiglia Regali che indossa la doppia veste di azionista e manager. «Ora – conclude Regali – si ricomincia». La sua seconda vita, appunto.
Una storia lunga 60 anni
1950
La fonderia Regali viene fondata da Copernico Regali in una area industriale di Collebeato in provincia di Brescia. Per quasi mezzo secolo è gestita dalla famiglia e dai figli del fondatore Luigi (nella foto), Renato e Luciano
1996
Uno dei tre fratelli, Renato, decide di liquidare la quota nella Regali per avviare progetti diversi. La partecipazione è rilevata dagli altri due fratelli, Luigi e Luciano.
1997
La famiglia vende la maggioranza della Fonderia Regali a Brembo, restando in possesso del 40% e rimanendo attiva nella gestione.
2000
Luigi Regali diventa socio di Hopa, la finanziaria di Emilio Gnutti. La holding bresciana acquista il 60% della Fonderia Regali da Brembo e la porta sotto il controllo della Montini. I fratelli Luciano e Luigi Regali hanno il 30% del nuovo gruppo.
2009
Agli inizi dell'anno Luciano vende il 15% del gruppo Montini al fratello. Luigi decide di ricomprarsi il cento per cento del gruppo: con un assegno di 50 milioni finanziato per due terzi dagli istituti e per il resto con capitali propri l'imprenditore rileva il 70% della Montini da Hopa, nel frattempo passata sotto il controllo di Mittel ed Equinox.